Questa volta ho fatto questo tentativo di mettere un bel titolo giovane, così nonostante io parlerò di un Q-U-A-R-A-N-T-A-S-E-T-T-E-N-N-E, PAPER BOI continuerà a mantenere l’allure di una cosa da internet aka da giovani. Se non sai cosa vuol dire REKTARE, probabilmente dovresti giocare più spesso a Fortnite con me e il mio amico Dario *take the L dance* (rektare vuol dire distruggere, btw). Non mi dilungo oltre: esce così ravvicinata perché è l’ennesima puntata sugli Oscar. Sono settimane che mi riprometto “la prossima la faccio sul rap italiano”, poi qua non succede nulla, in USA tutto. Quindi…
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Look, if you had one shot or one opportunity
To seize everything you ever wanted in one moment
Would you capture it, or just let it slip? Yo.
(Lose Yourself, Eminem)
Be’ come tutti saprete - se non lo sapete è anche perché non avete letto l’ultima puntata di PAPER BOI, molto male - domenica si è tenuta la cerimonia degli Oscar e a un certo punto Diletta Leotta è salita sul palco a cantare Sciuri Sciuri su una base gggiovane *segno delle corna* *cappellino con visiera a tre quarti*.
No, purtroppo questo è accaduto al di qua dell’oceano, fin troppi chilometri vicino a casa mia, ma appunto mentre Fedez e Kanye West si scattavano un delizioso selfie, sul palco della cerimonia più glamour del cinema mondiale, accadeva un qualcosa che nel pubblico ha scaturito la stessa reazione di chi continuava a vedere gente random salire sul palco della Finale di Sanremo due ore dopo la chiusura del televoto.
Diciotto anni dopo aver vinto un Oscar, Lose Yourself è tornata sul palco vicino alle statuette: non perché fosse di nuovo in gara, non perché ci fosse un qualsivoglia senso, ma semplicemente perché Eminem ne aveva voglia. Più o meno.
La mia idea iniziale era fare un lungo paragone tra le reaction divertite di Campo dall’Orto (è ancora lui il direttore di Rete? Credo di no, però è un nome che ho sempre voluto inserire in un mio articolo) che guarda la Leotta che canta e la reaction di Martin Scorsese che fa la stessa cosa con Eminem. Purtroppo ho esaurito la dose minchiate per questo mese, per cui cercheremo di prenderla in maniera un po’ più seria: perché 18 anni dopo Eminem ha deciso che il 2020 era un bel momento per tornare a cantare quella canzone su quel palco? Perché non tutti sembravano presi benissimo?
Foto di Billie Eilish che fa la take the L dance e proviamo a capirlo.
Il perché di questo gesto di Eminem se lo sono chiesti in molti. Innanzitutto c’è da precisare una cosa: quest’anno gli Oscar non avevano presentatori e come nell’utopia della piena automazione sono stati sostituiti dagli RVM. A un certo punto è partito un filmato per ricordare la storia musicale degli Oscar, che aveva come gran finale una clip di 8 Mile. Finito il momento amarcord ecco che spunta Eminem con una band alle spalle, un sottofondo musicale bassissimo e inizia a sputare le rime di Lose Yourself. Forse non il migliore degli scenari.
Variety ha contattato Marshall Mathers e gli ha chiesto: perché? Ma soprattutto perché non allora? Da quest’intervista scaturiscono un paio di chicche interessanti. La prima è che all’epoca Eminem neanche guardò gli Oscar, un po’ con quell’atteggiamento di “I don’t give a fuck” che si pensava avessero i rapper nel mondo prima che salissero sul palco di Sanremo con la scritta “Ok boomer” sulle mani a inneggiare le sardine. Anzi, ricorda di essersi incazzato quando ricevette la chiamata che gli comunicava che aveva appena vinto un Oscar, perché stava cercando di dormire, e che la sua reazione alla fine fu un “Cool!”.
In qualche modo Eminem, nonostante fosse pienamente una figura dell’establishment discografico e non solo - se non altro per questioni razziali - adora ancora oggi dipingersi come un completo outsider. Per cui all’epoca si pensò anche di sostituire la sua performance con quella di un altro artista in grado di cantare la canzone in oggetto, poi forse qualcuno ha capito che le cover non sono proprio la cosa più adatta nel rap.
Ok, Eminem era giovane, pazzo e non gliene fregava un cazzo (cit), ma perché ora è tornato?
Una breve lista:
• Ha un disco fuori da qualche settimana il cui singolo più streammato è un brano in cui “supera il record di velocità” (sic) e duetta con un cantante morto.
• Ha 47 anni, una cosa che capita a tutti nella vita. Eppure se guardate in faccia il buon doppia M, vi sembrerà di avere a che fare più con Michael Jackson che *nome di un rapper cool bianco che ora non mi sovviene*.
• Non tutto deve sempre avere per forza un senso. Questi Oscar, non solo a livello di premiazioni, sono stati un po’ folli, quindi: perché non un bel momento WTF?.
La realtà è che davvero questa cosa non ha senso e Eminem a me ricorda sempre più Vittorio Feltri aka lo zio che decide di fare cose completamente out of nowhere semplicemente per farti dire: “Ok, stavolta ha davvero esagerato, non farà di peggio”. E invece…
Il motivo per cui questa cosa non ha ulteriormente senso è che gli Oscar 2020, come in generale gli USA 2020, sono stati la cerimonia assoluta dell’inclusione, dopo vari livelli di washing tipici dell’entertainment pop. “Women are superhero”, il giubilio per la vittoria di un regista straniero come miglior film, la vittoria di Hair Love come corto, Joaquin Phoenix che sale sul palco e rende il suo discorso un bel comizio anti-specista. Poi…
Ma veniamo finalmente al momento clou di tutto ciò. E no, non è Martin Scorsese che sembra dormire mentre Eminem canta e intorno a lui una manciata di persone fanno head-banging.
Qual è il problema di Billie con Eminem? Innanzitutto posso immaginare generazionale, da qui il brillante sottotitolo di ciò che state leggendo. Poi, un altro topic abbastanza importante lo abbiamo affrontato qualche paragrafo sopra, se avete scorso solo per leggere le foto tornate su, dai.
Ma c’è un tema decisamente interessante che voglio affrontare e - con voi sarò sincero - tutto ciò che ho scritto fino a qui era una lunga scusa per arrivare a questo…
Billie Eilish odia il rap?
In questi giorni - all’incirca una settimana fa - sono usciti diversi articoli che asserivano: “Billie Eilish dà dei bugiardi ai rapper”. Il tutto deriva da una cover story di Vogue, dalla quale è stato estratto questo passaggio.
"There’s a difference between lying in a song and writing a story. There are tons of songs where people are just lying. There’s a lot of that in rap right now, from people that I know who rap. It’s like, ‘I got my AK-47, and I’m fuckin’ . . .’ and I’m like, what? You don’t have a gun. ‘And all my bitches. . . .’ I’m like, which bitches? That’s posturing, and that’s not what I’m doing.”
Ecco, prima di darvi la mia opinione, vi incollo quella di un contributor di The Ringer, che è stato più veloce e più sintetico di me:
Non so quante volte vi sia capitato di leggere un’intervista a un rapper, un personaggio medio famoso o salcazzo cosa e pensare: “Ma davvero questo pensa queste cose?”. L’intervista è un equilibrio precarissimo di un miliardo di fattori, tra cui il pre-intervista, il rapporto tra l’artista e la testata per cui l’intervista viene realizzata e altri milioni di fattori che non riesco a considerare in così poco spazio. Sta di fatto che l’intervista è un’istantanea il 99% dei casi: la reazione di un determinato personaggio a determinate azioni di chi ha di fronte.
Per intenderci: il 28 marzo 2019, gli artisti preferiti di Billie Eilish erano nomi come Crooks, rapper brittanico - che sì ha collaborato con lei per Bury a Friend, ma che fa parte della categoria dei liar.
Siamo in un periodo in cui un determinato tipo di linguaggio e di attitudine stanno venendo messi in discussione, anche da figure come B.E. che rappresenta la generazione Z e deve in qualche modo riportare le istanze dei propri coetanei.
Visto che ho già visto tweet di gente che associava questa foto alle dichiarazioni di Eilish sul rap, la realtà è che no, Billie non odia il rap (ma probabilmente trova weirdo Eminem, come biasimarla? Del resto è la stessa faccia che ho fatto io quando ho visto Michele Zarrillo sul palco di Sanremo che tutto sommato è coetaneo di Marshall).
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Non mi stancherò mai di ripeterlo: mi scuso per la totale arbitrarietà di orari, giorni, argomenti, temi. Siamo ancora in una fase di BETA TEST di Paper Boi. Voglio capire cosa ha senso che venga inserito qua dentro: storie personali? articoli leggeri? minestroni come questi con un po’ di spunti, un po’ di nulla, un po’ di foto che mi piacciono? cose completamente casuali?
Se avete voglia di dirmi la vostra potete rispondere alla mail o schiacciare sul bottone e DMarmi. ;)
Anche questa puntata finisce qui, non prendetevela se ho trattato male Eminem, non siamo proprio super amici ma sono sicuro che lo diventeremo presto.
Au revoir.