Ogni uscita scalo qualche giorno dal mese, ci siamo sentiti tipo 25 giorni fa. Secondo i miei calcoli a settembre dovrei riuscire a far uscire una puntata ogni settimana. (No scherzo, pensate che dopo questa ho un’altra puntata già pronta, scritta nella stessa sera, ma ovviamente ora c’è Sanremo e non vi fotterà un cazzo del rap. Deal with it). Iniziamo.
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L’avvicinarsi dei trent’anni lo si evince, o almeno io lo evinco, dal ritrovarmi sempre più spesso a pensare: “Ah, cazzo, questa cosa non mi succedeva da…”.
Bene, scenario: siete in una casa in quel di San Martino Siccomario, un paese che si chiama così perché i disperati che lo hanno fondato per fingere di non essere nelle campagne pavesi hanno deciso che i due fiumi che circondavano il paese sembrassero il mare (“così come se ci fosse il mare” diventa dunque “Siccomario”, cosa non fa la noia della provincia eh… O quello o diventi Max Pezzali). Dicevamo: siete lì, in questa casetta, mentre capite cosa inventare per assopire i sensi di colpa nel non frequentare l’ennesima lezione di Glottologia, quando una major decide di pubblicare su iTunes tre brani che avrebbero anticipato un disco che si era fatto attendere quattro anni. Non so che ore fossero, non lo ricordo, ormai Spotify e affini mi hanno rovinato la vita e non ricordo un mondo in cui le canzoni uscivano a orari umani tipo le 14, fatto sta che all’epoca Spotify nessuno sapeva cosa fosse (se non erro i primi a usare un servizio di streaming in Italia per la loro musica furono i Dogo qualche mese dopo, promuovendo il loro disco su Tim Music) e che per sentire quei brani avrei avuto due opzioni:
• Spendere una cifra compresa tra 2,97€ e 3,87€ e scaricare legalmente questi brani - forse addirittura era un pre-order del disco intero, la cifra salirebbe così intorno ai 9€.
• Aspettare l’uscita ufficiale su altre piattaforme (o il disco intero, addirittura).
Ora, non ricordo come andò, quanto dovetti aspettare etc etc, ma sicuramente so che per due giorni mi feci bastare i 30 secondi di snippet di due delle tre tracce in questione. Stiamo, ovviamente (non è così ovvio ma mi piaceva usare l’ennesimo avverbio), di “20 anni (Peso)” e “Vendetta”. Ricordo ancora la sensazione di mettere in loop quei trenta secondi centrali di due tracce che mi sembravano enormi e immaginare, non so in che modo si possa fare, ma mi ricordo che lo feci, i temi trattati, il continuo della canzone, le barre, i cambi di flow, di beat. Ascoltare fino allo sfinimento quei trenta secondi mi fece impazzire e così ricordo ancora la sensazione di tenere tra le mani qualche giorno prima del dovuto, grazie a un’intervista in radio per cui ancora ho le palpitazioni (se qui volete vedere un giovane me vestito a festa per il grande avvenimento potete farlo, a vostro rischio e pericolo), la copia fisica di “Status”, un disco che ha cambiato una serie di cose nel rapporto tra me e lo scrivere di rap, nonché l’ascoltarlo, che magari un giorno vi racconterò.
Ok, ma perché oggi, a 7 (sigh) anni di distanza, mi è tornato in mente tutto ciò?
Per questo motivo:
Quello che vedete qui è il nuovo teaser della prossima serie targata Netflix Italia. Oltre alla storia riassunta per sommi capi del protagonista, al suo interno potete sentire un beat che presumo essere di Marz - stando alle condivisioni Instagram - ma soprattutto quattro barre, che sono state il mio ascolto principale della giornata. Di chi è la voce? Be’, ovviamente di Marracash.
Fra - spero - massimo una manciata di settimane, infatti, uscirà un 64bars del rapper di Barona che farà parte della colonna sonora di “Zero”. Ma al di là dell’utilizzo che verrà fatto di queste 64 barre nel mondo dell’intrattenimento, quello per cui sto scrivendo queste righe è per descrivere - o cercare di descrivere - una sensazione.
La stessa sensazione che provai con quegli snippet di iTunes, la stessa sensazione che provai sentendo le strofe di “Real Royal Street Rap”, sensazioni che nel rap italiano personalmente riconduco a Marra e Marra soltanto. Quella voglia di gridare: “Oh, ma come cazzo gli vengono?” (questa è una cit, pensa che coglione che sono).
E alla fine, se un alieno domani dovesse arrivare a chiedermi: “Ma, tra tutti i generi che l’uomo ti ha messo a disposizione, perché proprio il rap?”, ecco, proverei a descrivergli questa sensazione di spiazzamento che ogni volta che sento un piccolo snippet/spoiler/anticipazione di Marracash, sento dentro di me. Uscire dalla mia cazzo di comfort zone, del già visto, già detto, già fatto (e aggiungo: già sentito). Sentirmi preso a pugni ed essere gasato per questo (non è un caso che Marra sia uno dei primi a spingere Massimo Pericolo che descriveva il suo primo singolo ufficiale come, letteralmente, il primo pugno in una rissa).
Non ho mai preso troppi pugni, o sicuramente ne ho presi meno di quanto meritassi, però oh, questa sensazione è davvero ciò che, anche nei periodi più bui per le mie orecchie come questi, mi fa pensare: “Dai, alla fine non hai fatto la scelta sbagliata”.
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Pa-pa-pa-pa-partito da zero caaaaaash. Da qualche parte dovevo pur scriverla 🙃. Iscriviti, fai iscrivere e tutte queste cose qui. Ciao!