Ho ascoltato una decina di strofe di Benny The Butcher, ma era sempre la stessa
Forse "ma era sempre la stessa" andava nel sottotitolo
Una puntata flash su una cosa che esiste e persiste da tempo ma che ho scoperto solo poco fa, l’ho trovata geniale e quindi ne parlo. Semplice, facile. Buona lettura.
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L’altro giorno ero in macchina con un rapper - weird flex, ma Paper Boi ci tiene alla privacy delle persone - che mi raccontava di come il release radar della sua piattaforma di streaming - vista l’imminente sovversione dello status quo del rapporto macchine/umani Paper Boi ci tiene anche alla privacy dei servizi di streaming - lo avesse informato di una nuova uscita di Benny The Butcher.
Ora, non ci sarebbe nulla di strano, nonostante nell’ultimo periodo abbiano un po’ mollato, è normalissimo essere informati o intercettare nuove uscite di Benny The Butcher o dei suoi pari ruolo americani (Conway, Westside Gunn), da sempre notoriamente molto prolifici, il tema principale era un altro: questo brano, teoricamente “nuovo”, era una collaborazione del nostro caro Benny. Anche qui, direte voi: “Eh beh?”. Con calma, non siate impazienti. Il problema alla base di questa collaborazione è che questa strofa utilizzata per il featuring era già edita. Un accavallamento, direte voi, l’errore di comunicazione di un management, che vende la stessa strofa due volte, non blocca uno dei due pezzi ed ecco il patatrac. Bene, non è proprio così: la strofa in versione era già edita 13 volte.
Quando l’ho saputo dentro di me si è acceso qualcosa che non saprei descrivere, un’illuminazione che mi ha fatto stimare questo giovane hustler neo-quarantenne che a quattordici anni vendeva la roba per le strade di Buffalo e trent’anni dopo vende le stesse barre per ben tredici volte diverse (o forse anche di più). Si tratta ovviamente di collaborazioni con rapper minori, che però è un ottimo modo per andare a pescare a piene mani da un bacino che troppo spesso dall’Italia snobbiamo (giustamente) o addirittura ignoriamo che esista. Una sequela di rapper che non hanno mai sfondato, che tryhardano ancora oggi, tanto da voler Benny The Butcher in un loro pezzo, senza premurarsi di capire che tipo di strofa riceveranno. O almeno questo pensavo quando ho trovato la prima versione di questo featuring che a questo punto definirei leggendario.
Canna Man è un MC - Activist - Producer - Engineer - Graphic Artist - Photographer - Hiphop Veteran - Block Legend - Dog Whisperer - Burger Entusiast, citando il suo Instagram.
È un rapper bianco - che inizialmente credevo essere americano ma dopo un’attenta ricerca posso definire di Copenaghen - che adora fotografare graffiti in giro per le città e che a un certo punto ha pubblicato un disco, uscito per Camarilla Records, in collaborazione con Stoopit Fresh, un producer, anch’egli danese. All’interno del loro disco, che mi sento di dire ha una cover/logo veramente stiloso, ha deciso di inserire un featuring di Benny The Butcher. Qui di seguito potete sentire il brano.
Nulla di strano, non la traccia più illuminata del mondo, non certo la miglior strofa della vita di Benny The Butcher, un rapper che si diverte a fare il rapper nel tempo libero che a una certa ha strippato per Griselda, ha avuto la possibilità di comprarsi una strofa di uno dei suoi rapper preferiti e l’ha fatto per poter raccontare questa storia davanti a una bella Carlsberg, si spera accompagnata da un hamburger.
Davvero una storia come tante, che potrebbe finire qui, se non fosse che magari vi va di fortuna, avete una playlist schizofrenica e dopo dell’ottimo rap danese - ma cantando in inglese - vorreste sentire qualcosa dalle sonorità sempre griseldiane, ma con un’influenza latina. Così potreste decidere di metter su “La Calle”, un pezzo di Gustavo che con il suo socio Jeico ha deciso di regalarsi una strofa di Benny.
Un pezzo che ha avuto anche il suo discreto successo - quasi 100k views - ma che riporta esattamente la stessa strofa del brano di Canna Man. Una delusione. Ecco, se questa delusione vi portasse a dire: “Vabbe’ basta featuring di Benny, voglio ascoltarmi il tipo da solo”, ma non vi andasse di cadere sempre sulle solite tracce e voleste diggare una produzione un po’ più inusuale, ecco, potreste optare per DJ DollaMenu e la sua “NewYorkMinute”, salvo poi capire che è una collaborazione anche questa a dispetto del nome.
Qui mi sento di dire che il nostro Dolla sapeva cosa stava facendo, tanto che decide di prendere l’acapella di Benny e usare la strofa che solo voi avete sentito tre volte in questi giorni e farne una sorta di ritornello, con tanto di inserti vocali suoi. Un bell’utilizzo, se posso essere sincero.
Potrei andare avanti per ore a proporvi brani in cui Benny ci racconta di come nonostante si dica in giro che i soldi lo hanno cambiato, sono stati questi chiacchieroni a farlo o in cui dice che voterà il presidente che renderà la droga legale - che è una take interessante, che apre un ragionamento che vorrei fare un giorno con Benny, per capire se per lui la droga sia più interessante come svago o come business, ma ancora se invece spera che diventi legale per aprire un bel business legale, appunto, perché sarebbe il più forte anche senza le guardie che inseguono. Potrei andare avanti ore, dicevo, ma penso che ci siamo capiti.
Ora, vi direte voi, ma cos’è successo? Quando si è rotto il Matrix? Così ho fatto quello che si fa in questi casi: usare internet. Visto che non voglio appesantire né la vostra casella mail, né il vostro venerdì sera, sappiate che in una veloce ricerca ho trovato - rimanendo sui rapper vivi - quattro strofe di Conway uguali e un paio di Royce da 5’9’’, una su un campione usato non proprio divinamente che richiama Happy Days (questa ve la linko)
Che è uguale a questa strofa
Non ci voleva internet per arrivare a questa soluzione, che porta a una mini riflessione banale quasi gramelliniana. Ci tengo a dire che ho scritto quanto segue perché volevo che empatizzaste con me che perdo tre ore di un mio giovedì notte per cercare strofe uguali di Benny The Butcher, ascoltando così un sacco di pezzi che mi ero perso, ma esultando solo quando ne sentivo uno che non valeva la penna ascoltare. Detto ciò, il caso è semplice: ci sono servizi in cui vendono dei beat con già l’acapella sopra della strofa di un rapper a una cifra ridicolmente bassa (tipo 200$): tu ti compri questa strofa, puoi dire di avere Benny nel disco, non ti compri né l’utilizzo esclusivo né altro. Un po’ come quel sito in cui si possono comprare i video saluti (Cameo), ecco, in giro per l’internet esistono siti in cui puoi comprare la stessa strofa di un rapper. Sarebbe un sogno fare un EP in collaborazione con Benny The Butcher e infilare sempre la stessa strofa in ogni brano. Un’idea per aspiranti rapper che leggono Paper Boi.
Credo - se qualcuno se lo stesse chiedendo - che Benny abbia venduto una sola volta questa strofa a una cifra tutto sommato considerevole e che un’agenzia poi ora si stia premurando di rientrare di quella cifra, magari riconoscendo una piccola percentuale ogni volta che la strofa viene venduta. Fine del mistero.
Ma la cosa che mi chiedo è: com’è possibile che la stessa strofa possa essere pubblicata così tante volte su tutti i servizi di streaming? Cioè com’è possibile che nostro fratello l’algoritmo a un certo punto non alzi la mano e dica: “Minchia, ancora ‘sta lagna di Benny in cui dice che i soldi non l’hanno cambiato? Strike!”?
Per carità, il rap è anche questa cosa qui, tipo The Game che andava in radio rifacendo lo stesso freestyle nell’epoca pre-social, o simili, e davvero non mi sconvolge neanche l’idea di comprare una strofa di un rapper da un’agenzia - mi sembra un po’ come comprarsi la maglia di un calciatore, qualcosa che fai per te stesso e per dimostrare ai tuoi amici il tuo gusto. Però mi sembra strano che Benny esca da un anno a questa parte sempre con ‘sta strofa e alla fine mio fratello l’algoritmo alzi le spalle. Che poi oh, sticazzi.
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Così se mai vi chiedeste: “Oh ma chissà come passa il tempo quel cristiano che scrive di rap” (non credo nessuno lo faccia). Ecco, così. Grazie di essere passati e un bacione.
Non su più brani ma vorrei ricordare la ripetizione della stessa strofa in un singolo pezzo di Caneda, Un po’ di.