Questa non è una vera puntata di Paper Boi, più uno speciale, perché questa quarantena mi ha portato a conoscere un ragazzo che oltre a essere un drago è un santo e con il quale ho realizzato quanto segue. Si tratta di una raccolta di tre articoli, racchiusi in una fanzine in PDF dal titolo “Nobody Wanna Be Like Michael Where I’m From”, una delle barre che ancora oggi è in grado di gasarmi come se fosse la prima volta che l’ascolto. Vi lascio come testo l’intro della fanzine, alla fine della mail trovate il bottone con il download. Buona lettura.
🍑🍑🍑🍑🍑🍑🍑🍑🍑🍑
La cover
Per chi ha avuto la (s)fortuna di conoscere questo progetto fin dall’inizio, o per chi comunque ha seguito sui social gli sproloqui che hanno accompagnato la nascita della newsletter che vi arriva con cadenza irregolare nella vostra casella mail, non è un mistero che Paper Boi sia un esperimento in continua mutazione, un mostro del quale io, volente o nolente, sono il suo Dr. Frankestein.
Quando dopo un periodo di allontanamento, relativamente breve per l’esterno, lunghissimo e travagliato per chi scrive, dallo scrivere di rap per altri, decisi che lo avrei fatto tendenzialmente per me, in testa mi balenavano milioni di idee: perché non creare un podcast? perché non provare a pensare a dei format video? perché non usare il rap per parlare di tutt’altro? perché non spingersi più in là e arrivare un giorno a creare un piccolo oggetto fisico che abbia un valore anche sociale, così come in Francia per esempio fa SHOESUP o come faceva VICE da ragazzino che mi spingeva a entrare in negozi nei quali i commessi mi sembravano degli adulti, parlare con loro di culture e sotto-culture che altrimenti mi sarebbero state ignote, e stringere dei rapporti umani, che in alcuni casi perdurano nel tempo, anche a quelli che forse sono 10 anni di distanza?
Quello che idealmente avete tra le mani - e che purtroppo potrete al massimo sfogliare con l’ausilio del solo pollice - è il primo di una serie di esperimenti, che nasce come ogni cosa che mi riguarda quasi per caso: grazie a una connessione inaspettata creatasi nei meandri dei DM di Instagram, grazie alla mia morbosa ammirazione che spesso si tramuta in ispirazione per Shea Serrano e tutto il suo lavoro - dai listoni pazzi al creare un vero catalogo anno per anno del genere musicale che ascolto da quando avevo 10 anni e mi accingevo a essere uno dei tanti della prima generazione libera dall’esame di quinta elementare fino a oggi, quando venticinquenne mi appresto a iniziare un lavoro totalmente nuovo, del quale non sapevo neanche l’esistenza quando incosciente e convinto di avere il mondo in tasca mi trasferivo a Milano per iniziare uno stage in quella rivista che - appunto - per me era stata uno dei primi portali per il mondo adulto.
È un esperimento e come tale ha ancora bisogno di essere calibrato, di raggiungere la sua forma ideale, eppure esce potentissimo come un’istantanea del momento che sto vivendo, del mio rapporto con lo schiacciare con 10 dita dei tasti che qualcuno ha deciso di organizzare partendo dalla Q e finendo con la M, con chissà quale logica.
Perché Jay-Z, si chiede il didascalico titolo che ho dato a quest’intro? Perché banalmente è stato il mio primo contatto con il mondo del rap non italiano, fin da quando lo sentii rappare in un video pescato chissà dove su un beat di quello che all’epoca era il fulcro del rap italiano - almeno nella mia testa. Così, da Jay-Z che fa freestyle su “Applausi per Fibra” è passato così tanto tempo che oggi se quel tempo fosse un neonato vedrebbe spuntare i primi peli sulla faccia e inizierebbe a rispondere male ai propri genitori, e in questo tempo sono successe così tante cose che varrebbero un libro sulla vita di Hova, non solo tre miseri articoli.
Ho raccolto tre temi a me cari: Roc Nation Sports, perché quando vedova di Icardi vedetti approdare nella mia squadra del cuore un giocatore che si portava dietro la Legacy di Jay-Z sono stato un po’ meno triste di salutare il 9 argentino, Kaepernick, la NFL e i brand, perché sono lo specchio perfetto dell’epoca che stiamo vivendo, i Brooklyn Nets e l’NBA, perché non c’è Jay-Z senza il marketing e perché è un bell’esempio di come “Dagli sbagli si impara” per recuperare un altro Fibra d’annata. Ho deciso di non parlare di musica in senso stretto, perché questo fosse un progetto “laterale” in toto, una costola che non avesse presunzione di centralità in nulla, neanche nei temi trattati. Spero di aver fatto la cosa corretta.
Puoi scaricare “Nobody Wanna Be Like Michael Where I’m From” cliccando sul bottone qui sotto.
🍑🍑🍑🍑🍑🍑🍑🍑🍑🍑
Qui non ho più nulla da dire: ringrazio infinitamente Giorgio per avermi aiutato a creare questo piccolo gioiellino di cui vado molto fiero. Spero piaccia molto anche a voi, come sempre il feedback di chi riceve è molto prezioso. Vi lascio con un altro piccolo link: quei pazzi dei ragazzi di Ragù hanno pensato che fosse una buona idea intervistarmi, qui c’è un podcast con loro in cui chiacchieriamo del rap italiano e non solo. Buon ascolto.