Il primo rapper a flexare di non aver preso soldi
Un reportage (?) da un concerto a cui ho rischiato di non andare
LA MAQUINA (che è il concerto a cui ho assistito, ma anche quella che non ho, diamine).
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Sogno un giorno di svegliarmi ed essere pienamente consapevole di me e di quello che mi accade intorno. Mi chiedo come facessero prima della tecnologia le persone a sapere in che giorno della settimana fossero, quanti giorni fossero passati del mese e in che spazio e tempo si trovassero in quel momento. Perché ho passato l’intera giornata di ieri convinto che fosse martedì 24 gennaio, credo del 2023 ma è molto probabile che se mi avessero chiesto di scrivere la data da qualche parte avrei scritto 2022, e ho rischiato così di perdermi il concerto al BIKO di Conway The Machine. E di perdere l’occasione di raccontare qualcosa.
Qualche anno fa ho deciso che non avrei comprato su internet, che mi sarei precluso ogni possibilità di fare acquisti online. Per intenderci: pago Netflix e Spotify con le ricariche che vedete in cassa al supermercato e vi chiedete chi le compri. Ecco, io. Il motivo? Mi sono reso conto che ho un problema molto vicino a quello che il nostro amato Francesco Forgione detto Pio, straight from Pietrelcina si autoinduceva con la tintura di iodio: ho le mani bucate. Per cui tutti questi piccoli “trucchetti” da stagnola in testa mi illudono di avere più controllo di quello che spendo. Se una cosa mi sembra assolutamente irrinunciabile o devo farmi un bonifico su una prepagata o uscire nel mondo esterno per comprarla. Spoiler: non sempre funziona e a volte esco per comprare un libro e torno a casa con sei volumi che poco hanno a che fare con l’interesse di partenza.
L’altra fregatura è che molto spesso mi accollo ai miei amici per comprare cose come i biglietti per i concerti e poi mi sistemo con loro con quell’antica tecnica detto baratto: sì prendi i biglietti per Conway io in cambio ti pago due birre, un panino e una bottiglietta d’acqua. Un’inculata infinita.
Be’ la sostanza è stata che - com’era già successo per Westside Gunn, che Conway è venuto a sostituire - mi sono ripromesso che avrei acquistato questi biglietti online e poi non l’ho fatto. Ieri ero a cena con mio fratello e un’altra serie di persone quando ricevo questo messaggio:
Dopo un momento di panico iniziale, ho costretto mio fratello a salire in macchina, portarmi davanti al BIKO e sperare di arrivare prima che iniziasse Conway, perché dall’interno mi giuravano che appena avesse iniziato il rapper di Griselda nessuno sarebbe più entrato.
Ce l’ho fatta e per di più ho dovuto aspettare anche una ventina di minuti che il nostro iniziasse a cantare, ma questo mi ha permesso di ascoltare un rapper molto carico che ha deciso che il suo repertorio sarebbe consistito in ripetere dopo la fine del suo set “baking soda / taking over” un numero sufficientemente alto di volte da far credere di essere dentro un rito di qualche tipo (se esiste una religione che fa del culto di OT Genasis il suo credo, I’m in!).
Arrivo così trafelato, convinto di essere in ritardo e mi fiondo in cassa, chiedendo se posso comprare un biglietto, con un sorriso smagliante mi confermano che certo, in cambio hanno bisogno di 48 euro, 35 per il biglietto, 13 per la tessere ARCI. Implorando il Signore che quella cifra sia presente sul mio conto in banca, mi appresto a digitare il mio PIN, ma proprio mentre sto per digitare l’ultima cifra, arriva una ragazza del locale che dice: “Da ora fai entrare pure senza tessera, tranquilla”. Questa cosa mi farà risparmiare 13 euro? No. Ma mi lascerà un retrogusto di inculata (e di due gin tonic in meno) per buona parte della durata della serata.
Conway the Machine, giuro su Dio che non è un gioco di parole, è una macchina. Si presenta sul palco con il 5 panel più brutto che io abbia mai visto, con il landscape di Buffalo dietro una scritta che porta il nome della città scritto in un font incredibilmente giocoso. Arriva al posto mentre sono fuori a fumare, su un van che riporta una visibile ammaccatura sulla fiancata destra. A un certo punto due uomini salgono sul van e fanno quello che probabilmente è una prova microfono con Conway. Fuori dal locale. A 250 metri dall’ingresso. In van. Finito tutto ciò Conway esce dalla macchina con il microfono in mano, assorto in una trance che viene rotta da qualcuno che gli dice “Oh Conway” al che inizia a urlare “tu tu tu”. Il fomento è servito.
Sul palco è davvero una bestia, nonostante sia davvero molto fan del parlare tra una traccia e l’altra. Devo anche dire che questo pezzo già inutile, sarebbe stato ancora più inutile senza quello che dice. Alcune cose che ha detto Conway che mi hanno gasato e che vorrei analizzare:
• A un certo punto si è lanciato in un’orazione che conteneva un messaggio d’amore per l’Hip Hop e che terminava con una frase che suonava tipo: “Non ho preso un cazzo per suonare qui” e continuava (non saprei dire se senza soluzione di continuità) con “Suono più di quanto mi pagano”. L’ho detto già qualche puntata fa, sto rivalutando un po’ di cose che credevo sulla doppia. Sono felice di potermi gasare per un tipo che addosso ha delle collane giganti ma che flexa di non aver preso soldi per suonare (o di averne presi pochi, meno di quelli che merita etc etc).
• Verso la fine è partita una grande inventiva contro una piaga della società, un qualcosa di inammissibile, inaccettabile: i blogger. Sì avete letto bene: I BLOGGER. Come da intro ho ricontrollato il calendario: 25 gennaio 2023. I BLOGGER. Questo ha portato la mia persona a farsi delle domande: questa cosa è un blog?
• L’immancabile Fuck The Police, che ci sta sempre bene.
Proprio a quest’ultima dichiarazione si lega la mia preoccupazione degli antichi non solo legata al tempo, ma allo spazio. Ho tirato tardi a parlare e chiacchierare con persone fino alle 2, direi, tanto da vedere Conway uscire gustandosi una banana e risalire sul van ammaccato di cui sopra. Poi a un certo punto è arrivato il momento di tornare a casa e proprio in quel momento il mio telefono ha deciso di spegnersi. Niente taxi, niente noleggio bici, niente fermate del bus, niente mappe, un uomo perso. In qualche modo sono riuscito a rimettermi in carreggiata, imboccando a un certo punto la circonvalla ed è proprio qui che a un certo punto, a metà del cammin del mio ritorno, luci blu mi illuminano la strada.
Visto che non sono bravo ad apprendere gli insegnamenti, Sfera mi perdonerà, ma soprattutto che non corro dalla corsa campestre della prima media, mi volto con fare diplomatico, cercando di capire se sia io il soggetto di questo tripudio di luci e colori. Magari c’è qualcuno con una luce strobo che vuole far festa, chi sono io per dire di no? Sfortunatamente sono due carabinieri, che si accostano, mi fanno gesto con la mano di avvicinarmi. Io sono tronfio e tranquillo perché per la prima volta in vita mia ho i documenti in tasca. Dopo aver perso la bellezza di sette carte d’identità, nella tasca del mio piumino è rimasto il passaporto dal mio ultimo viaggio (dicembre). Pertanto con sfacciata sicumera chiedo: “Documenti?”. A quel punto questi due giovani decidono di dirmi che “bene così” e ripartono, senza controllare il mio passaporto. Cosa avrà voluto dire? Non lo so. Speravo almeno di poter fingere (?) di essermi perso e scroccare un passaggio a casa. Funziona così?
Un’ultima cosa simpatica che mi è successa, perdonatemi di flexare, Esa mi ha dato un pugnetto. Non so perché, non so cosa significhi, ma so che il vero riconoscere il vero. Big up Esa.
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Ho sentito dire in molti che alla fine erano quasi felici che Westside avesse paccato, se questo voleva dire guardarsi Conway. Posso dire? Sì.