Bentornati su Paper Boi. Contavo di sparire di nuovo per diversi mesi, non perché mi diverta, ma perché tendenzialmente va così. Invece ieri ho ascoltato il disco di Drake.
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Tra le diverse cose uscite nella giornata di ieri, c’è il disco di Drake e 21 Savage, che è generoso definire sia disco che di 21 Savage. In pratica è uscito il nuovo mixtape di Drake. È un disco da easy listening, un bellissimo sottofondo musicale, come Drake non faceva da tempo che a un certo punto ti porta a sculettare in questo strano connubio con i Daft Punk.
Se dovesse essere una recensione del disco, non avrei molto altro da dire. Proprio come il disco che è, l’ho ascoltato facendo altro, pulendo i piatti, impazzendo per capire come arrivare da Lambrate a Ortica, evitando di parlare con un tassista mentre ero in ritardo per una cena in Paolo Sarpi. Per cui, esclusa la riproposizione ossessiva dei presunti dissing a Kanye & co, o il fatto che per 21 non sia necessario mostrare la carta d’identità perché tutti sanno che “he is 21”, non mi sono soffermato troppo sulle liriche. Fino a stamattina.
Non sono molto fan del mio nome di battesimo, un po’ perché nel paese di mia nonna era il nome del campanaro, un po’ perché non ho ancora trovato un nome proprio che mi gasi. Non mi piace Tommaso, non so come vorrei chiamarmi. Ma al di là del conflitto interno di odiare come mi chiamo, l’altro motivo che non mi ha mai portato a esser fiero del mio nome è che tendenzialmente è un nome che non ha un gran riscontro nei miei mondi di riferimenti. Se penso alla prima persona potenzialmente eleggibile come idolo o feticcio, quella è Tommaso Rocchi. Non proprio un role model. O il cane di Mauro Icardi, Tommy, di cui oggi non ci sono più tracce.
Ora, nonostante io stia andando verso i 30 e non lo accetti, sono un po’ fuori età per avere un teen idol. Contemporaneamente se proprio dovessi sceglierne uno, quello non sarebbe Drake, un rapper di cui non sono proprio fan.
Però “Middle of the Ocean” inizia così:
Passare da non riconoscersi in nulla a Drake che dice di andare a mangiare “short rigatoni with the pesto” con un tal Tommaso, per me di Genova, è stata una presa bene. Se aggiungiamo che per lui queste cose sono il suo “manifesto”, ho trovato probabilmente cosa scriverò sulla mia lapide.
Sette Mezzo è un ristorante di New York che prima di questa cit era definito intimo e non molto conosciuto, nel menu purtroppo trovo solo “Rigatoni Saporiti”, con i carciofi, ma non stento a credere che per Drizzy possano fare un’eccezione in cucina. Così come per il nostro amico Ernesto.
Il brano, poi, oltre a essere l’ennesimo manifesto edonista del rapper canadese, è anche una risposta alle critiche dello scorso disco, unito alla citazione di altri amici (tra cui Spider-Man e Leonardo, che sfortunatamente non ho mai avuto il piacere di conoscere da Sette Mezzo).
Non c’è molto altro da dire, se non che questo disco è un ottimo ascolto per questo weekend e che qualora voleste mangiare degli short rigatoni con il pesto sapete dove trovarmi, anche se vi consiglio più gli gnocchi o le trenette.
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Niente un piccolo flex, meritato.