Era parecchio che non ci sentivamo, eh? Puntata speciale per avvenimento speciale
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We. Nell’ultimo tempo ho pensato molto a voi, a questo spazio e affini e - senza ufficializzare niente a nessuno - avevo deciso di prendermi una pausa. Ricevendo per tutta risposta messaggi come:
Non c’è una ragione precisa, ci eravamo lasciati con una puntata molto “negativa” e in generale tutte le vibe che ricevevo dalla musica che ha fatto sì che qualche mese fa aprissi questa newsletter erano negative, così ho pensato: “ma se aspettassi il giorno in cui mi torna l’entusiasmo per qualcosa?”. Bene, quel giorno non è ancora arrivato, ma: ho preso il portachiavi di casa senza le chiavi attaccate, mi sono dunque chiuso fuori casa, con in mano una banconota da 10€ e un laccio vuoto e devo aspettare le 19.30 che il mio padrone di casa mi porti la sua copia di questi strani armeniccoli di ferro che decidono se devo stare al di qua o al di là della porta d’ingresso di casa mia. Così, mentre riflettevo, mi siete venuti in mente voi: “Come passo il tempo? Dai, scrivo qualcosa”.
È la prima puntata che scrivo dal telefono - è la prima cosa lunga che scrivo in generale da questo mattoncino che tengo così male che ho un callo sul mignolo e probabilmente l’artrite - e non ho un argomento chiaro da affrontare, ma mi arriverà (e da qui ecco spiegato l’alto numero di perifrasi per indicare cose come le chiavi di casa o il mio iPhone: sto prendendo tempo).
*mastica rumorosamente e lentamente una Pringles, uno dei tanti cibi non necessari per giustificare la mia permanenza per altre 5 ore al bar sotto casa*
Cos’è successo di bello mentre non ci sentivamo. Probabilmente nulla: Drake ha pubblicato due singoli che come al solito diventeranno delle hit pur senza aggiungere né togliere niente (ma dando la possibilità agli annotatori di Genius di sbizzarrirsi per presunte frecciatine a Pusha e Kanye). Oggi è la giornata internazionale dei cagnetti ma andrei fuori tema, eppure farei felice mio fratello Adamo. Ho pronto nelle bozze un articolo sulle analogie tra i giovani rapper italiani e Pietro Maso ma non so se corrisponde alla definizione di “pezzo dal contenuto positivo” di cui parlavo in apertura. Lo stesso si può dire sul bellissimo libro sull’estinzione edito Il Saggiatore che sto leggendo (l’autore è Sandal, vi consiglio l’acquisto).
*beve un copioso sorso dalla bottiglietta d’acqua. Ho speso 15€ a caso, questa cazzata quanto mi è costata semicit.*
Ecco, ce l’ho! Visto che sono uno sciacallo, di seguito una breve riflessione partendo da uno dei miei pezzi preferiti dei Club Dogo “Briatori” (prima spazio confessioni: sono molto molto in hype per il disco di Jake e Emis Killa).
In questi giorni in Sardegna e al Billionaire è successo ciò che è successo - ora sembra una prostatite, dice Flavione padre di Nathan Falco, che fantastica storia è la vita. Ma mentre tutti pensavano al virus che aleggia sulle nostre vite da quella che sembra, appunto, una vita, io mi chiedevo: ma davvero il Billionaire?
Non so voi, ma se penso al locale dell’isola, mi vengono in mente una serie di immagini cristallizzate nel passato: Naomi Campbell, i buttafuori, le maglie di Baci & Abbracci e quelle di GURU. Anche riascoltando “Briatori”, mi sembra figlio di un’epoca che ha sicuramente lasciato i suoi strascichi, ma che non rispecchia certo l’oggi. Tant’è vero che buona parte dei personaggi che citano Marra e i Dogo, da Tommy Vee a Antonella Elia, sono ancora oggi i protagonisti dei soliti reality, anche quelli citati. Quel mondo lì non mi pare essersi evoluto, è rimasto sempre uguale, con le stesse pedine, in poche parole: vecchio e poco interessante.
Anche il concetto di fama mi pare diverso: il VIP del Billionaire è un essere umano irraggiungibile, più persone della sicurezza ci sono tra te e lui, più questo è di successo, potente, famoso, stimabile è invidiabile. Oggi che con Instagram invece viviamo in una società che in apparenza ha abbattuto ogni tipo di distanza, avere un bodyguard di quelli vestiti di nero con l’auricolare spirale all’orecchio ti renderebbe solo stronzo. Così Tedua implora i fan di capirlo se rifiuta le foto, Gemitaiz e il suo rapporto d’odio con le richieste maleducate dei fan meriterebbe una bibliografia dedicata, il selfie ha sostituito l’autografo, è presa diretta, racconto visivo, non più tradizione orale dell’esperienza di contatto con misera prova su un foglio di carta raffazzonato. Tant’è vero che i VIP - termine in disuso perché è da stronzo essere important, specie se very - chiedono scusa se non riescono a concedere la foto. Sono come noi e sono in difetto.
Quindi, mentre metto in play per la terza volta dalle casse del telefono (in casa ci sono anche le cuffie, sigh) “Briatori” e viaggio in un passato fatto di calendari Max, Carabinieri e giornate passate su MSN, mi chiedo: ma chi cazzo è che va al Billionaire nel 2020? Cosa non ho capito?
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Grazie di avermi tenuto compagnia, ora mi trovo qualcos’altro da fare per queste rimanenti quattro ore. Non so se questa puntata voglia dire qualcosa, l’ho scritta a flusso senza rileggerla, però appunto, cazzo dovevo fare? Ciao.