Mi ero ripromesso che il nuovo invio di PAPER BOI sarebbe stato a metà della prossima settimana, una voce dentro di me diceva addirittura “ok, aspetta marzo, fai sedimentare”. Poi ieri ho aperto Twitter e il primo link che mi si è piazzato davanti al muso è stato un articolo di TMZ che annunciava la morte di Pop Smoke. Così, di getto, ho scritto quanto segue. A differenza delle altre volte non ho voglia di tirare l’intro troppo per le lunghe, dunque: buona lettura.
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Quando ero piccolo c’era una precisa marca di diari che aveva il vezzo di inserire personaggi noti e assegnarli a ogni giorno. Scopro oggi, dopo una rapida ricerca, che o questo metodo non era efficacissimo o la mia mente mi ha ingannato per tutto questo tempo e probabilmente più che sul giorno erano divisi per segno, fatto sta che io sono nato il 20 luglio e mi ricordo che spesso e volentieri mi ritrovavo il faccione di uno di quegli sfigati degli Zero Assoluto, quello che è quasi mio omonimo. Quest’onta incredibile mi ha accompagnato fino a qualche ora fa, quando ho scoperto che in realtà il povero Thomas è nato il 24 giugno e condivide con me solo l’essere del cancro (credo), ma all’epoca era alimentata dal fatto che il 9 settembre - giorno di nascita di mio fratello, invece - fosse nata gente come Roberto Donadoni e Luka Modric, gente che faceva parte di un mondo cool come il calcio, non certo come gente che cantava TUTURUTUTUTUTU.
Quando finalmente ho scoperto di altre persone nate il 20 luglio, che facevano parte di un mondo a me più affine - quello del rap - ho scoperto che uno di questi era Kool G Rap, quello che (dio mi perdonerà) per lungo tempo è stato “il tipo che rappa in inglese nel pezzo dei Club Dogo” e che puntualmente skippavo per sentire le rime in -étta di Gué Pequeno in una delle sue migliori strofe di sempre.
Ho odiato dunque non avere una figura di riferimento degna di tale nome nata il mio stesso giorno. Il motivo? Non ne ho idea.
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Da quando scrivere di rap è diventato (parte) del mio lavoro, New York non era più la New York di quando ascoltare il rap americano in camera era una delle cose che mi faceva sentire speciale. Ho già scritto sull’argomento (mi sento di segnalarvi per approfondire questo pezzo che scrissi su NOT qualche giorno dopo l’uscita di Culture II), ma le città protagoniste del lato degli States più vicino all’Atlantico sono state senza dubbio Chicago e Atlanta. Mentre scrivo non mi viene in mente molto più di A$AP Rocky di trend setter born in New York.
Pop Smoke era di Brooklyn. Pop Smoke è nato il 20 luglio. Del 1999.
C’è un gap mentale per cui è davvero difficile prendere come figura di “riferimento” un qualcuno che ha cinque anni meno di te. È un po’ lo stesso meccanismo che ti fa sentire vecchio quando i calciatori della tua leva, su FIFA, non sono più “giovani speranze”, ma iniziano a diventare giocatori che devono essere vicini al loro prime o quasi, mentre gente che ha iniziato le elementari mentre tu magari eri alle medie ora è la Future Star del domani.
Il potenziale inespresso, il talento in potenza è qualcosa che mi affascina sempre più di quello effettivamente espresso. Rimanendo sul calcio, alcuni dei miei grandi amori (più o meno ironici) sono o sono stati: Gabigol, Pato, Gourcouff, Javier Saviola, Quaresma e anche adesso sono sicuro che quel senso di “chissà che cosa potrà fare” mi faccia impazzire per Haaland più di quanto riuscirò a fare magari fra 10 anni quando, presumibilmente, potrebbe essere per i ragazzini del futuro quello che oggi sono Messi e Cristiano Ronaldo.
Vorrei essere nato nel ‘99, magari anche dopo, per avere oggi quell’età che potrebbe giustificarmi a pensare a quanto io sia fortunato di essere nato lo stesso giorno di Pop Smoke, un rapper che per forza di cose continuerà a rimanere un potenziale inespresso.
C’è un bell’articolo di The Ringer sulla crisi delle nuove generazioni del rap, che inizia con questa frase: “Rap had never seen an XXXTentacion before”, il rap non aveva mai visto un XXXTentacion prima [di XXX, per l’appunto]. Non so se si possa dire lo stesso di Pop Smoke, nato a Brooklyn da madre Jamaicana e che grazie alle sue origini e al suo retaggio culturale ha più volte dimostrato quanto determinate vibe potessero essere messe al servizio del suono più moderno. Non era l’unico nell’attuale scena degli States, uno dei miei pezzi preferiti del momento è 2X2 di Beam, nato a Miami anche lui di origini giamaicane.
Sotto i commenti di YouTube su Pop Smoke, si leggono cose del tipo: “just had a Popeyes biscuit with no water”, che è sia una battuta (o un meme) che un modo per notare la singolarità della voce nel modo più originale possibile, in quella corsa ai like che sembra la corsa agli armamenti della Guerra Fredda (in b4: la Popeyes biscuit è tipo una torta fatta di biscotti, o così mi sembra di aver capito, in parole povere è un biscotto che allappa).
La nascita di Pop Smoke nell’attuale mondo musicale, coincide con quella che sempre The Ringer definisce la Brooklyn drill, sostenendo che sia il suono che esce dallo stereo di ogni auto di Brooklyn. Non so se questo sia vero, ma rimane il fatto che Pop Smoke diventa famoso grazie a tre precise collaborazioni: Nicky Minaj, Skepta e Travi$ Scott. Le ultime due collaborazioni hanno sicuramente qualcosa in comune e derivano in qualche modo dalle mire espansionistiche di egemonizzare l’impero di due dei più grandi influencer del rap world della nostra epoca: Drake e Kanye. Il primo ha spinto perché la grime diventasse “a thing” negli States, è anche grazie a lui- o a causa sua, c’è chi lo accusa di appropriazione culturale, anche abbastanza giustamente - che gli americani hanno iniziato ad apprezzare i beat che un tempo erano di Kano e oggi sono di Stromzy e Skepta. Pop Smoke è uno di quelli che ha mischiato la sua trap con la grime UK, creando quello che poco fa abbiamo definito Brooklyn drill. Travi$ è figlio putativo di Kid Cudi che in qualche modo lo è di Kanye, fa parte di quell’ala di controllo di Yeezy che volente o nolente sposta pedine nel gioco. Se hai ascoltato il progetto di fine anno di Travi$, JACKBOYS, sicuramente la canzone che ti è rimasta più in testa è una, ed è di Pop Smoke e ha un titolo bellissimo: GATTI (che purtroppo non c’entra coi felini, ma presumo con la Bugatti citata nel testo)
In questo periodo di noia mortale a livello musicale, qualche settimana fa mi confrontavo con un amico rivolgendogli la classica domanda di merda: “Cosa stai ascoltando?”. Gli ho dato il telefono, questo è ciò che mi ha scritto nelle note del telefono.
Non so perché Pop Smoke non sia in grassetto, forse il mio telefono sapeva già che il suo disco era una delle poche gemme che in questo periodo mi salva dalla suddetta noia. E anche questa nota non vuol dire un cazzo, vuol solo dire che mi rode il culo che un artista che stava entrando nei nostri ascolti e discorsi quotidiani sia ora qualcuno di cui potremo solo parlare al passato.
Se non l’hai fatto, prenditi 45 minuti e ascolta questo disco, combattendo la diffidenza del “‘sti nuovi sono tutti uguali”.
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Avevo voglia di scrivere queste cose, che spero non siano troppo sconclusionate e soprattutto irrispettose. Fa sempre abbastanza schifo scrivere di qualcuno che è morto, per mille ragioni che sicuramente potete immaginare. Oggi, però, mi andava di farlo.
Questo era PAPER BOI. Ci sentiamo alla prossima.