Ciao. È un po’ che non ci sentiamo, ma è un periodo - che non so quanto durerà - in cui voglio tornare a scrivere. Quindi, anche se in realtà non è mai servito a molto, vorrei provare a dire una cosa, per far finta che una sorta di pressione mi aiuti a farlo. Vorrei che questo fosse il primo di una serie di articoli a cadenza settimanale su Paper Boi. Avrei anche deciso che la domenica dovrebbe essere il giorno in cui esco, poi come sempre le circostanze hanno fatto sì che succedesse altro. Quindi: da ora, per un po’, usciremo una volta a settimana. Vediamo quanto dura questo “un po’”.
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Mentre scrivo queste prime righe, sono le tre del mattino. Mi ero ripromesso, dopo una settimana infernale, che questo weekend lo avrei preso per aggiornarmi. Per esempio: è uscito il disco di Drake e ancora non ho ascoltato nulla. Mi sento in colpa.
Sono sicuro che ascoltare Drake sarebbe stata una delle cose che avrei fatto, poi, invece, ho ricevuto un messaggio.
”Ma Kanye West a Campovolo?”. Lì per lì non ci ho dato troppa importanza, ho risposto un “non so niente”, seguito poco dopo da un “che sogno”. Quest’estate appena passata - nonostante le zanzare di Milano continuino a mettere dei dubbi sul termine “passata” - è stata quella in cui l’Italia, in qualche modo, ha smentito un leit motiv che mi sento ripetere da quando ho un minimo di potere d’acquisto: vattelo a sentire fuori, che tanto in Italia non viene.
Il soggetto, solitamente, è un rapper, straniero ovviamente, che esce dai circuiti in cui siamo sempre stati abituati ad ascoltare il rap live prima che qualcuno decidesse di chiamarlo urban. È vero, avvenimenti di grossi rapper internazionali ci sono stati, da sempre, però sembravano sempre una tantum e non mancava occasione in cui ci fossero dei problemi, che fossero “tecnici”, di qualsivoglia tipo, e che ci portassero a pensare che alla fine all’Italia di quel genere di live non fregasse un cazzo, o di capienza (traduci con: posti vuoti).
Poi, anche se una rondine non fa primavera, è arrivato Travis Scott che, in una manciata di mesi, ha fatto qualcosa come centosessantamila persone tra Roma e Milano, scegliendo proprio la Capitale - per un semplicissimo gioco di parole con il corto che accompagnava il disco - come città da cui far partire tutta la trafila del suo ultimo album. Il tutto accadeva mentre Kendrick riempiva l’arena, poco prima che Marracash facesse anche lui quasi centocinquantamila persone tra Milano e Roma con un festival rap e via discorrendo.
Il mio “che sogno” di risposta, deriva principalmente da due motivi. Il primo è che nella mia testa Campovolo è associato prima di tutto a Luciano Ligabue, che a sua volta poverino è associato a una frase di cui ho già parlato su queste pagine, il secondo è che quella mentalità del “vattelo a vedere fuori, tanto qui non ci viene” mi è rimasta cucita addosso, permeata, tanto che ancora sto rosicando per non essere riuscito ad andare a vedere Kanye West live per trenta secondi all’interno di un live di un’ora di cui mi fregava il giusto, per paura che non lo avrei mai visto dal vivo.
Mentre la mia testa stava dimenticando questa informazione che parlava di Kanye West a Campovolo, ho, come faccio ogni 45/50 secondi, aperto Twitter e letto un cinguettio di qualcuno che diceva che quella che pensavo fosse una suggestione, era diventato un rumor, che riportava anche una data: venerdì 13 ottobre. Il prossimo venerdì. Fra una settimana.
Le ore a seguire sono state un miscuglio di isolamento dalla situazione in cui ero, unito a una ricerca forsennata di informazioni, che è passata da inoltri di vocali inoltrati molte volte, manco fosse una scapocciata di Nainggolan post allenamento, che confermavano che sì, effettivamente qualcuno aveva bloccato Campovolo per venerdì 13 ottobre e quel qualcuno sembrava essere un grosso rapper internazionale.
Ho ricevuto diversi riscontri, da chi mi ha detto che è ridicolo pensare che Kanye West voglia fare Campovolo, spinto solo dal fatto che è la location probabilmente più grossa disponibile in un paese come l’Italia, che sarebbe - nel caso - solo il tentativo di mostrare di avere qualche centimetro in più rispetto a Travis Scott sul famoso righello che misura il cazzo. Chi mi ha detto che ormai era troppo tardi per pensare che valesse ancora la pena spendere dei soldi per Kanye West. Chi mi ha detto che ero pazzo a crederci, che era una cazzata. Chi mi diceva sì, è tutto confermato, e a sua volta mi girava messaggi che recitavano la location, il nome dell’artista e la data, cioè nulla che rendesse questa cosa più ufficiale di prima.
Ora, perché scrivo questo? In parte perché voglio che se un domani qualcuno cercasse “Kanye West concerto Campovolo” o trovasse solo questo come risultato per farmi deridere fino alla fine, o almeno si facesse lo sbatti - qualora accadesse - di andare a vedere chi è il pazzo che per primo aveva dato adito a una voce di corridoio (e comunque non trovasse Paper Boi perché perso nei meandri dell’internet poco attento al SEO).
Ma la vera verità è che questa notizia mi ha dato un brividino lungo la schiena che non sentivo da tanto tempo e allora mi sono detto: c’è un’altra manciata di stronzi che è rimasta iscritta a questa newsletter nonostante il silenzio, tu ora vai a dormire che sono le tre di mattina e domani ti svegli a chissà che ora. Magari nel frattempo è successo davvero, tu hai programmato questa mail per le 8.30 (forse le 9.00 devo ancora decidere) e quando sarai sveglio qualcuno ti scriverà: “Avevi ragione, pazzo, è successo”. Ho amici che hanno già prenotato hotel intorno a Campovolo con disdetta su domani, domenica 8, perché le voci dicono anche che l’annuncio dovrebbe arrivare di sabato, cioè mentre presumibilmente state leggendo queste righe.
Quindi se sto scrivendo questa cosa è perché davvero solo Kanye West potrebbe portarmi a scrivere un flusso di coscienza con il cervello che tentenna sulle consecutio temporum.
Questa è stata l’estate nella quale, oltre ad aver rosicato, d’altra parte mi sono interrogato se davvero avessi ancora quella luce in me, quella che mi aveva fatto stare sveglio tutta la notte con un amico scemo per capire quale sarebbe stato il modo migliore di fare casa nostra - Firenze, passare inosservati, e fingerci invitati al matrimonio di Ye. È tutta l’estate che Kanye è in Italia, tendenzialmente in un triangolo che è quello da me più battuto, eppure non mi sono avventurato nel fingermi un reporter d’assalto con la speranza di incontrarlo e scrivere una pagina di ridicolaggine della mia vita, l’ennesima.
Eppure, solo la notizia che, un domani, Campovolo possa diventare, anziché la casa di Ligabue, il sinonimo della prima volta in vita mia in cui ho visto Kanye West dal vivo, be’, non mi fa dormire come un bimbo a Natale. Alla fine mi basta solo questo.
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Oh raga, come già detto, io domani dormirò a lungo. Se siete miei amici del tipo che ci sentiamo e quando (ma soprattutto se) escono non mi sono fatto sentire, comprate un biglietto anche per me, mi raccomando. Siete dei grandi.
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Fino ad oggi pensavo che tu avessi solo una newsletter, ma per questo articolo ho dovuto approfondire ed eccomi qui.. kanye west per me è sempre stato e sempre sarà un genio musicale, nonostante gli scandali e il suo essere controverso, sarebbe stupido negare il suo impatto e la sua mente brillante. Come te, ho passato tutta l’estate a mangiarmi le mani per non aver dato fiducia ai rumor e non essere andata al circo massimo da travis, perché di base a me neanche del giusto mi importava; e come te ho passato la giornata di ieri a corrucciarmi anche solo sulla remota possibilità che kanye davvero avesse deciso di esibirsi in Italia, e campovolo conoscendo il personaggio avrebbe perfettamente senso. Se mai accadrà tutto ciò, ci vediamo a campovolo il 13 ottobre, e se così non fosse, è sempre un piacere provare quel brivido di cui hai parlato.