Bentornati cari amici. Giovedì sera sono stato al Listening Party di Kanye West. Venerdì ho letto un po’ di cose in giro. E se per molti era da FOMO l’evento, vuoi che non lo fosse la discussione? Buona lettura…
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Mentre scrivo questo incipit, dalle casse di casa mia sta spingendo “Carnival”, in un loop abbastanza elevato di volte per quella scelta di Apple Music di insistere su una canzone se selezioni un singolo dalla barra di ricerca.
Ci sono molte cose che mi piacciono di “Carnival” come brano, un brano che prima di giovedì non avevo mai ascoltato, ma - come la droga, l’amore e la pizza di Geolier a Sanremo - non provo più le emozioni della prima volta che l’ho ascoltato. Un po’ perché dalle cuffie o dalle casse di dimensione contenuta di casa mia mi riporta subito a Mo Bamba di Sheck Wes, un po’ perché la prima volta che l’ho ascoltato l’ho fatto all’interno di un’esperienza collettiva.
Non so quanto abbiate letto in giro, ma le critiche di questi giorni - semplificando al massimo - si dividono in fan presenti molto entusiasti e giornalisti altrettanto presenti che hanno assunto un vocabolario da Codacons, parlando non troppo velatamente di truffa, trollata e chi più ne ha più ne metta.
Che il fan sia entusiasta è scontato, non sta neanche a lui andare a cogliere le possibili criticità di un evento del genere. Che l’unico tema - invece - riguardo a quanto è successo al Forum sia il prezzo del biglietto, mi fa davvero chiedere perché ci si debba fermare a questo livello di lettura. Può essere un layer, anche il punto di partenza, non tutta la discussione, anche perché volente o nolente si porterà dietro delle storture.
Al termine delle due ore di evento ero confuso, dentro di me, come nel famoso detto, campeggiavano due lupi: uno era quello che su Runaway aveva iniziato a saltare e cantare come un pazzo, anche se si trovava davanti a un cilindro di stoffa sopra-elevato in mezzo a una stanza riempita solo di fumo, con la musica che partiva in filo-diffusione come nel peggiore dei centri commerciali. L’altro, invece, era quello che chiedeva al primo lupo come cazzo stesse. Stava ballando in 1mq davanti a un parterre vuoto.
Ci ho ragionato molto in questi giorni, non credo di essere arrivato a nessuna illuminazione trascendentale, credo però di essermi spiegato perché è giusto che il primo lupo vinca sul secondo.
Diversi avvenimenti della mia vita, posto il fatto che ormai da un po’ di tempo scrivere di musica non sia - ahimè - il mio lavoro principale - ha fatto sì che perdessi il treno del first day out di Vultures e che quindi non lo ascoltassi nell’ultimo venerdì di Sanremo e che un po’ per fortuna, un po’ per paura che non mi piacesse davvero, un po’ perché con Kanye trovo sempre difficile capire quale versione voglio/devo ascoltare, non avevo messo play all’album fino all’inizio del Listening Party. Ovvero, probabilmente in netta minoranza all’interno del palazzetto di Assago Forum, per me quel Listening Party è stato davvero il primo ascolto del disco.
Questo mi ha dunque messo davanti a una prospettiva tutta nuova. Un mio amico a un certo punto mi ha detto una cosa che mi ha fatto molto ridere: “Kanye si è dimostrato quel tuo amico asciugo che ti costringe, in auto, ad ascoltare tutto il disco nuovo”. E inizialmente sì, ho pensato anche io fosse così, poi d’altro canto ci ho riflettuto e ho pensato: “Pensa se davvero avessi questa possibilità”. Ecco, eravamo su un van molto spazioso - circa diecimila posti - però il primo ascolto di Vultures per me è stato esattamente questo. È stato Kanye che mi ha preso per mano e mi ha detto: “Oh, ho fatto questa roba”.
Non so se nelle altre nazioni ragionino come ragioniamo noi, non so neanche se sia perché effettivamente durante la parentesi d’oro del rap italiano, il nostro paese è stato un po’ provincia dell’impero musicale, pertanto i rapper americani che venivano a suonare qui venivano poco, in posti piccoli e tendenzialmente mezzi vuoti, però ecco, la cosa che mi stupisce di più è che la nostra narrazione metta l’Italia al centro prima di ogni altra cosa.
Il listening party di Vultures, a conti fatti, è stato un evento della Milano Fashion Week, come quello di Parigi sarà un evento dell’omonima settimana francese. Un po’ perché per Kanye è l’occasione migliore e forse meno dispendiosa di avere una serie di ospiti, un po’ proprio perché nessuno - e davvero nessuno - ha mai provato a paragonare questa cosa a un concerto.
È vero, probabilmente siamo una delle nazioni meno avvezze e meno educate al concetto di concerto, lo testimonia anche il fatto che ci siano davvero pochi, pochissimi spazi nel nostro paese dedicati esclusivamente alla musica, ma mi sembra alquanto spiazzante che ogni cosa un po’ fuori dalle righe - posto che questa di Kanye lo sia, per me no, ma la percezione corale è diversa - che accade nel nostro paese debba per forza parlare di noi. No, Kanye non pensa che l’Italia sia il posto giusto per grattare, no, Kanye non viene in Italia perché solo qui ci sono gli allocchi etc. etc.
La vulgata, che riporto senza aver verificato, è che Kanye volesse fare Bologna, ma che appunto abbia unito Milano un po’ come data zero europea, un po’ perché era più facile coinvolgere i vari Freddie Gibs, Quavo, Playboi Carti (unico assente a Bologna degli ospiti del primo giro) partendo dalla città della moda.
Non è una scelta romantica, strategica, funzionale, mi sembra essere banalmente una scelta tecnica. Che va benissimo.
Ma cos’è un listening party? La traduzione letterale non la faccio e non mi soffermo neanche a dire che è un qualcosa che Kanye fa da almeno The Life Of Pablo. È un evento che non sostituisce i concerti (o meglio, nel caso di Kanye lo ha fatto, ma ci torneremo dopo). Nessuno dei presenti si aspettava che Kanye West prendesse un microfono in mano, cantasse o che so io. Possiamo metterci a discutere su quanto questo sia giusto o sbagliato, anche se non capisco in che modo questa cosa possa essere giusta o sbagliata, secondo quali canoni, così era e così è stato.
Questo, poi, non condiziona - o almeno non dovrebbe farlo e qualora lo fosse non sarebbe sicuramente causa di Kanye West ma della nostra miopia - i concerti del futuro. Sì, è vero, molti dei nuovi artisti (americani e non) hanno in qualche modo plasmato la dimensione concerto addosso alle loro caratteristiche, decidendo di usare le voci sotto e avvicinandola di più a un’espressione della fisicità che della vocalità. Se vi chiedete come la penso, be’, non penso riuscirei mai a mettere un concerto di Travis Scott o Playboi Carti tra i miei preferiti, ma credo che la cosa più importante in questi casi sia il patto di fiducia iniziale, le cose si sanno e fine. Mi spiego meglio: so benissimo che quando andrò a mangiare al McDonald’s mangerò del cibo chimico, che mi farà venire fame dopo due ore, che mi gonfierà lo stomaco e che non sarà mai un “ristorante” da consigliare a qualcuno. Non riesco a giudicare chi, nonostante tutto, voglia ogni tanto mangiare al Mc. E non è un discorso di giustificare la merda, come ho letto in giro. La cosa che mi sembra più assurda in assoluto è che queste cose accadano dalla notte dei tempi e stiano accadendo tutt’ora. Non riesco a capire in che cosa Kanye West sia stato sacrilego: non di certo per il luogo, il Forum d’Assago non è certo il Teatro dell’Opera, negli anni ha visto finti cold-out, concerti veri e propri con le voci sotto, cloache di artisti dalla dubbia provenienza mettersi insieme sul palco per provare a riempirlo e così via. Il Forum non ha salvato la musica prima, non la salverà dopo. Di certo non è stato sacrilego nei confronti della musica: sì, le prime tracce clippavano, per lungo tempo ho pensato fosse un problema dell’impianto, quello mi ha fatto un po’ rosicare. Quando tornando a casa ho messo play al disco, mi sono accorto che anche su disco queste tracce clippino.
Qui si aprirebbe un discorso lunghissimo (che in parte feci qui, su queste pagine) ma che è una delle cose che in questi anni mi ha legato ancora di più alla musica di Kanye: la fluidità della stessa. Kanye in questi anni si è visto leakare dischi mai usciti, ha cambiato The Life of Pablo in corsa e potrebbe ancora farlo, così come - un po’ per scelta un po’ per obblighi - continua a fare. Se devo parlare di musica in senso stretto, qualcosa dentro di me gioisce nel pensare che esiste qualcuno che fa musica “rubando” i campioni con il rischio di vedersi tirato giù tutto, che non si preoccupa del missaggio perfetto ma preferisce l’intenzione. Mi sembra restituire quella famigerata urgenza che più volte chiediamo in giro. Poi Kanye, come chiunque sia così grosso da muovere milioni, è una pedina dell’industria musicale quanto altri, è un Robin Hood - come lui stesso si è definito per l’iniziativa di mettere il suo merch a 20$ al pezzo - fino a un certo punto, visto che ruba ai ricchi per dare al ricco (ovvero lui) e talvolta in questo gioco può capitare che rubi al povero per dare al ricco, ma l’idea di fluidità e totale collaborazione musicale che mi restituisce ogni suo disco mi emoziona come la prima volta.
L’unica rosicata legittima che capisco è che - nel caso di Kanye e del solo Kanye - questi eventi abbiano sostituito i concerti. Non sappiamo i motivi, il più spontaneo per chi scrive è che banalmente Kanye abbia degli standard così elevati per la scenografia dei suoi live che non sia più economicamente sostenibile realizzare un suo live, con in aggiunta il fatto che come per i suoi dischi, Kanye sia un personaggio che si sente in un flusso creativo così ampio che potrebbe cambiare idea sul palco a due giorni dal live, rendendo inutile il lavoro di centinaia di persone.
In conclusione, la realtà è che per chi c’è stato il LP di Vultures è stata un’esperienza collettiva, un qualcosa che il 99% delle persone all’interno del palazzetto non avevano mai fatto con Kanye West - che no, non è rimasto tutto il tempo con la maschera, sì era lui e non suo cugino, ha restituito in qualche modo una presenza scenica, fisica (cosa che per esempio Playboi Carti non ha fatto). Per quanto sembri una morale da Esopo, vivo ancora in quel mondo in cui la musica ha un valore collettivo. Per quanto mi riguarda, aver ascoltato Runaway in un luogo costruito, pensato, illuminato da Kanye con intorno i miei amici e altri fan ha avuto un valore. Certo, non lo stesso di vedergliela cantare, ma alla fine nessuno mi aveva promesso quello.
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Kanye West non è Robin Hood non perché è un ricco che ruba ai ricchi, ma perché è un agente del caos. Di quegli agenti che portano divise nere, camicie nere e stivali neri, presente?